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Oscar Cervantes: l’uomo che indossa le pinne invece delle scarpe

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Ha un sorriso stampato sulla faccia come si addice agli spagnoli e soprattutto a quelli che hanno la fortuna di vivere in un posto magico chiamato Baleari. Gente vera e piena di sole, prima di tutto negli occhi. Per questo lo vedi sereno e felice, di una felicità contagiante. Una forma di gioia che ti conferma che la vita, quella veramente bella è lì, al mare.

È un filo diretto, una specie di cordone ombelicale, quello che collega la vita di Oscar Cervantes all’acqua. Con un curriculum di tutto rispetto e vittorie a ripetizione sia nelle competizioni europee che mondiali dal 2014 al 2019 in acque fredde come quelle della Danimarca o più calde come quelle del Mediterraneo, Oscar quando parla dei sui successi sembra sorpreso. Lo fa con una certa dose di stupore. Come se questi risultati fossero stati ottenuti senza troppa fatica. Inconsapevolmente. Il suo è il classico atteggiamento distaccato di chi ha un talento naturale, di un vincente che (quasi) non sa di esserlo. E fa quello che fa con molta normalità…

Come è nata la tua passione per l’apnea?
Mio padre era un pescatore e io ero spesso in barca insieme a lui e al suo amico Tomeu Salas. Già a 6 anni mi immergevo con loro. Non senza fatica arrivavo fino ai 15 metri di profondità, poi li vedevo sparire nel profondo blu. Per i 10 anni successivi ho continuato ad allenarmi. Amavo andare in profondità ma contemporaneamente mi accorgevo che mi mancava l’adrenalina. Così all’età di 16 anni, un periodo della vita in cui si vive solo di forti emozioni, ho deciso che mi sarei iscritto a una competizione. Fatta la prima gara ho capito subito che avevo trovato quello che cercavo.

Che tipo di pescatore sei?
Mi considero un pescatore polivalente. Silenzioso e molto tattico. Ma credo che la mia forza sia quella di sapersi adattare velocemente alle situazioni e all’ambiente che trovo in mare. Questa duttilità mi è servita molto durante le mie gare.

Quanto conta la fortuna e quanto l’esperienza?
L’esperienza è fondamentale perché ti permette di capire con anticipo che cosa sta per succedere in mare. Ci sono situazioni che si ripetono ciclicamente in modo non identico, ma simile. E quindi averle già vissute, aiuta. Quando parlo di esperienza mi riferisco anche alla tecnica di pesca. Perché fare le cose in modo tecnico, appunto, permette di migliorare e ottenere buoni risultati. Ma per vincere serve anche fortuna, trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Se devo dare un valore percentuale alla domanda direi 70% esperienza e 30% fortuna.

Quale è il tipo di pesca che preferisci?
Io amo la pesca in assetto costante su un fondo che va da 10 a 30 metri. Mi piace molto intervallare la pesca all’aspetto a quella in tana che può dare grandi soddisfazioni.

Quanti giorni ti immergi in un anno?
Non ci ho mai pensato, non li ho mai contati. Però ti posso dire che vado a pesca 3 volte alla settimana, quindi 150 giorni all’anno. Se a queste uscite aggiungo quelle che faccio per lavoro posso dire con tranquillità che trascorro circa 300 giorni all’anno in mare. I miei piedi indossano quindi per più tempo delle pinne che delle scarpe.

Qual è stato il successo ottenuto con più difficoltà?
Decisamente quello del 2016 in Spagna a Porto Colomm a Plama de Mallorca (vittoria nel Campionato individuale). Ho dovuto immergermi in acque molto profonde e in quel periodo stranamente fredde. Considero questa la mia vittoria più soddisfacente, almeno per ora.

E quello più semplice?
Un Master in Spagna a Palma de Maiorca nel 2017.

Quanto tempo passi in acqua in ogni tuffo, durante le tue uscite?
Circa 6 ore come minimo. Ma molto dipende da come è andata la pesca.

Quali sono le zone che preferisci?
Solitamente pesco fra Ibiza e Formentera: la “mia casa”. Qui ci sono davvero molti fondali che amo. Mi piace molto anche pescare vicino allo Stretto di Gibilterra o a sud di Cadice in particolare a Conil e Ceuta. Sono località che amo frequentare almeno 15/20 volte all’anno. Fondali difficili e molto profondi con tanta corrente, dove la pesca è molto esigente. La fatica è però appagata dal tipo e dimensioni dei pesci. Qui si trovano ad esempio delle grandi corvine, non facili da trovare nelle acque più calde del mediterraneo.

Come ti tieni in allenamento?
Ho provato a correre, ad andare in bicicletta a giocare a calcio. Ma alla fine il richiamo del mare è stato irresistibile. Ho mollato tutto e mi sono concentrato solo su quello. In mare pesco, lavoro e mi alleno!

Hai altre passioni oltre alla pesca in apnea?
Adoro cucinare. Ovviamente prediligo il mio pesce pescato. E amo farlo per la mia famiglia. Ho due bambini un maschietto di 6 e una femmina di 8 anni.

Chi è stato il pescatore in apnea più forte di sempre?
Il migliore secondo me è Alberto March. Anche se non è stato molto fortunato nella sua carriera, credo che l’insieme di tecnica, abilità e resistenza sono molto difficili da trovare. Poi c’è Pedro Carbonell, un altro personaggio incredibile e fortissimo. Ho pescato moltissimo con lui e devo ammettere che la sua abilità e forza sono fuori dal comune.

Come hai visto cambiare le condizioni del mare nel corso di questi anni?
Questo è tema a me molto caro. Ma devo dire che fortunatamente qui a Ibiza non ho notato delle condizioni difficili. L’acqua è molto pulita e la presenza di plastica non è affatto elevata come in altri posti del Mediterraneo e del mondo. Ibiza è un’isola molto ventosa e quindi tutto passa velocemente. Ma voglio credere che qui le persone sono più attente che in altri posti!

Nella vita che cosa fai oltre al pescatore?
Io ho un’azienda di servizi marini che si occupa di mantenimento delle imbarcazioni in porto e in mare. Mi piace pensare, però, che il mio vero lavoro sia la pesca in apnea.

Che importanza ha la tecnica nell’abbigliamento e negli accessori che usi in mare?
La qualità dei materiali e dell’attrezzatura sono fondamentali. Sono molto soddisfatto dell’abbigliamento che indosso, ne ho apprezzato la cura dei dettagli e delle finiture. Questi dettagli dimostrano una continua ricerca e sviluppo dei prodotti. Da quando vesto Omer mi sono reso conto della grande qualità che li differenzia rispetto alla concorrenza.

C’è qualcosa che vorresti migliorare?
Mi piacerebbe avere delle pinne con le pale più dure. Sento il bisogno di una spinta più forte e quindi lavorare aumentando lo spessore delle pale potrebbe essere molto utile.