Search

Tolga Toskin: in apnea per isolarmi dal mondo

  /  Storie  /  Tolga Toskin: in apnea per isolarmi dal mondo

Lo ripete più volte. A guidarlo è l’amore incondizionato per il silenzio assoluto e il buio. Immergersi è per lui una dimensione di ricerca del benessere. Tolga Taskin è un atleta insolito. Estremo. Non perché come ogni apneista prova a superare i limiti umani mettendosi in competizione con gli altri, quanto per il luogo dei suoi tuffi. Ama la profondità delle acque scure, fredde e solitarie.

Un esempio? Il 25 Febbraio di quest’anno ha fatto suo il record di profondità sotto i ghiacci: -74.8 metri in assetto variabile raggiunti nel Lago Weissensee in Austria, con l’acqua al limite del congelamento: 1 grado di temperatura.

Ha l’aspetto di un vichingo: capello lungo e barba distrattamente incolta come se volesse dirci che curare quel dettaglio è una perdita di tempo che ne sottrae all’allenamento. Ha un fisico da atleta, da apneista. Ma questa forma dei muscoli, in realtà, è un involucro necessario solo per raggiungere una condizione mentale. La ricerca più intima a assoluta del silenzio e della solitudine. Come se volesse dare all’acqua una nuova funzione. Quella di filtro che lo separa dalla società.

Seguitelo perché se avevate delle certezze sul perché andare in fondo al mare, vi sorprenderà.

Hai dichiarato che il momento migliore è quando ti immergi nell’acqua fredda e scura. Solo in un luogo così insolito riesci a lasciarti alle spalle lo stress, le preoccupazioni e le paure. Puoi spiegarti meglio?
Nel momento in cui mi immergo, specialmente in un lago freddo e scuro, entro in una dimensione nuova. Nel mare ci sono molti rumori: i motori delle barche, della corrente e poi ci sono molti pesci… Il mare non è un luogo silenzioso. Nel lago tutto questo non esiste. Non ci sono correnti, non ci sono onde, zero rumori. Se non hai paura del buio e delle acque fredde immergersi così è una nuova dimensione dell’esperienza dell’apnea. Tutto è insolitamente insolito. E tu sei come un astronauta che si muove nello spazio.

Che cosa ti interessa di più sperimentare: il silenzio o la solitudine?
Entrambi. Il silenzio è connesso con la solitudine. Quando ti immergi anche solo per pochi metri senti subito il senso della distanza dal resto del mondo. Ma in un lago questa sensazione si amplifica enormemente. Lì senti perfettamente il tuo corpo, i tuoi sentimenti più intimi. L’acqua isola da tutto. Più vado giù, più questa sensazione aumenta. Fare questo nel blu scurissimo quasi nero dove la visibilità è molto limitata, amplifica la sensazione di isolamento che per me è vitale. È così che mi sento completamente a mio agio e trovo il mio equilibrio psicofisico.

In una recente intervista hai detto: il primo respiro in superficie dopo un tuffo impegnativo è come rinascere. Ci spieghi meglio che cosa volevi dire?
Il momento in cui arrivo in superficie e apro la bocca per fare un istintivo e profondo respiro è un momento speciale. Sei sott’acqua da minuti, lontano dal luogo dove siamo soliti respirare, in una dimensione in cui ascolti solo il tuo corpo nella totale pace e silenzio con l’aria dei tuoi polmoni. Poi ritorni su. Appena metti la testa fuori dall’acqua per istinto riprendi a respirare e tutto ritorna normale, naturale e chiaro. Riapri i tuoi occhi e vedi tutto come sei abituato a vederlo. Quest’attimo, che dura una frazione di secondo è quella che noi chiamiamo l’esperienza drammatica dell’apnea. Una specie di choc al confine fra il benessere e la paura. Quell’attimo, quel primo respiro, è proprio come una rinascita (in fondo è simile al primo vagito appena si ha abbandonato la dimensione liquida della placenta materna. n.d.r.).

Che cosa passa per la tua mente quando sei in acqua?
Prima di immergermi onestamente sono un po’ nervoso. Cerco situazioni limite e difficili. Ma appena entro in acqua dimentico la paura… (tira un lungo liberatorio respiro e poi aggiunge) e tutti i pensieri negativi. Mente e corpo entrano in quella che io chiamo modalità immersione. Da questo momento non mi interessa niente altro. Vivo.

Quindi il tuo fisico è fatto per le acque fredde? Una specie di super uomo?
Non è così in realtà. Quando arrivo intorno ai 30 metri devo fare attenzione ai crampi e alle contratture muscolari che possono creare dei problemi seri alla mia sicurezza. In quel momento viene in soccorso la mia testa. Cerco di stare calmo e rilassato ma soprattutto concentrato. Non devo avere contrazioni e crampi troppo presto per non avere emostasi. Mi alleno molto per compensare a questo problema tipico dei luoghi freddi, lavorando sulla reattività del mio corpo nella gestione del respiro alle basse temperature. Più nuoto in acque fredde e meglio sto. Il mio corpo mi asseconda grazie al duro allenamento. Credo di avere raggiunto, ad oggi, uno stato di totale rilassamento.

Che cosa sono la paura e il panico?
Durante un allenamento di preparazione al record d’immersione sotto alla superficie ghiacciata di un lago nel risalire non ho trovato il foro da cui riuscire per respirare. Era molto buio e si vedeva poco in acqua complice lo strato di ghiaccio che ricopre tutto il lago e impedisce alla luce di passare. È stata una situazione molto pericolosa. Ho pensato che l’unica soluzione fosse ritornare giù e poi riguardare verso l’alto per cercare il buco… Sono stato fortunato e il secondo tentativo è andato a buon fine. È stata una situazione particolare e ammetto durissima. Le notti successive mi alzavo facendo incubi e ripensando a quello che era successo. È stato l’unico momento in cui ho dovuto controllare il panico. Ho risolto la cosa mantenendo calma e fiducia.

L’apnea ha cambiato la tua vita?
È l’unico modo per calmarmi e trovare il mio personale equilibrio. Ha influito in tutte le scelte che ho fatto. Siamo in un mondo in cui tutto scorre veloce. In cui la tensione e lo stress guidano le nostre vite. Succede sempre qualcosa in ogni secondo della giornata. Siamo iper stimolati. Anche quando siamo in bagno abbiamo il telefono in mano. Questo è pazzesco! Immergermi è anche un modo per separarmi da tutto. Questo distacco dalla società è sano per la mia mente e quindi per il mio corpo. Delle volte mi domando che cosa avrei fatto nella vita se non avessi scoperto l’apnea per calmarmi e mantenere il controllo su di me, e la risposta è semplice: non lo so.

Puoi definire l’apnea in una parola?
Meditare sott’acqua: questa è l’apnea.

Che cosa puoi dire a chi vuole seguire il tuo percorso?
Sono un istruttore di apnea. Alle persone dico di condividere con gli altri questa passione. Ma soprattutto che l’apnea non è uno sport d’azione, di numeri e record. Piuttosto un modo per trovare pace e calma. Sono felice di portare l’apnea nella vita delle persone comuni. Molti mi dicono che è stata una vera esperienza che gli ha cambiato la vita dandole un nuovo senso.

Per questo hai creato l’Apnea College? Che corsi fate?
A oggi abbiamo 25 istruttori in Germania che fanno corsi in tutto il paese. Durante le lezioni ci siamo resi conto che molti dei nostri allievi erano interessati alla pesca in apnea che in Germania è vietata. Vogliono imparare a sparare a un pesce per poterlo fare in altri luoghi del mondo in cui questo è possibile. Abbiamo messo a punto un sistema educativo per insegnare a loro tutto questo. Facciamo corsi, test ed educational in Danimarca e Norvegia, ma non solo, dove insegniamo tutto questo. Sto portando la cultura della pesca in apnea in Germania e la cosa funziona, i nostri corsi sono sold out.

La tua prima immersione?
È passato molto tempo. Non mi ricordo la prima volta in cui ho scoperto l’acqua, sicuramente grazie ai corsi che i genitori fanno fare ai figli per imparare a nuotare. Ma ricordo l’attrazione che l’acqua ha avuto da allora su di me. Ogni volta che vedevo delle situazioni in cui potevo immergermi cercavo di farlo. L’acqua era una forma di socializzazione con me stesso…

Mio nonno che era di origine turca amava il mare e la pesca in apnea. Ricordo quando ritornava a casa regalando pesce agli amici e a noi. Quelle immagini mi avevano colpito molto. Un giorno mi ha regalato un piccolo fucile e ho iniziato a pescare piccoli pesci. Mi sentivo molto orgoglioso e felice a ogni cattura. Quando andavo al mare passavo ogni ora della giornata, letteralmente, in acqua. Nuotavo, pescavo, mi immergevo. Tutto il giorno.

La tua prossima sfida? Che cosa stai preparando?
Sto lavorando ad un progetto ambizioso per il 2021. È una cosa di cui non posso parlare ancora. Ma anticipo che sarà una immersione molto difficile e pericolosa. Ovviamente nel mio ambiente naturale: il lago.